CAFFE’ GRECO 2023
Edizione n. 98
Martedì 09 Maggio 2023
ESTE CITTA’
Ore 20,45 Organizzato insieme a Nuova Pro Loco Este 2020
Caffè Greco per ricordare i tentativi pregressi e l’ottenimento di titolo di CITTA’ del 9 maggio 1829. A cura dell’amico, collaboratore, dott. Mauro Vigato. Nel primo numero di Terra d’Este c’e’ : Una città mancata . Istituzioni amministrazione e lotta di potere fra 16 e 17 secolo, un articolo del nostro autore al quale rimando e che verrà integrato con molte acquisizioni ottocentesche.
La presentazione elegante e ben documentata dei tentativi mancati e infine, dell’ottenimento del titolo di città viene organizzato insieme con in gran ballo con debutto del 10 maggio. Un festeggiamento per onorare la ricorrenza.
Edizione n. 97
Mercoledì 3 maggio 2023
Lucidità di pensiero, rigore logico, e capacità di comunicare straordinaria hanno caratterizzato la presentazione della prof.ssa Alessia Castellani su Lucio Fontana. E’ una nostra conoscenza, ci aveva presentato Francis Bacon qualche mese fa.
Nella sostanza è impossibile riassumere quanto detto in un’ora circa di conferenza, e quante ottime e significative immagini ci sono state proposte per illustrarci il percorso dell’artista, il suo pensiero e la sua filosofia, contestualizzando il tutto nel periodo storico e culturale del tempo. Non sono mancati i riferimenti al futurismo, anche se mai esplicitamente citati dall’autore, alle influenze di Picasso, con cui necessariamente si debbono fare i conti, e con la genialità di altri autori anche se meno noti e attivi in altre forme d’arte quali la fotografia. Sono stati illustrati i giochi portatori di vertigine nelle spazialità ingannatrici dei sensi in allestimenti ahinoi perduti,e la loro confluenza nella ricerca della universalità del pensiero.
L’uditorio è stato molto attento e partecipante e alla fine della dissertazione, il mio percorso di medico, mi ha portato a fare la domanda della relazione con la patologia umana… Non sono mancate anche altre meditazioni proposte: un parallelismo con Leopardi e il suo e nostro infinito, che ai più sarebbe sfuggito; la distinzione fra luce e atmosfera e le considerazioni sulla solitudine dell’osservatore e del realizzatore .
Ho proposto alla prof.ssa Alessia Castellani possibili ulteriori presentazioni … Spero possano essere di interesse.
Grazie di nuovo alla relatrice, e ai presenti che hanno contribuito al successo della serata.
Il presidente
Edizione n. 96
Mercoledì 19 Aprile 2023
Ringrazio la prof.ssa Margherita Sartori Borotto per avermi presentato il relatore prof. Alessandro Pasetti Medin . Ha studiato storia dell’arte nelle università di Padova, Bologna, Berkeley. I suoi interessi di studio e le sue pubblicazioni privilegiano la storia dell’architettura, dei giardini, della decorazione e delle arti decorative nei secoli XVIII-XX. É funzionario storico dell’arte presso la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento e ha curato di recente il primo volume di Parchi e giardini storici in Trentino: tra arte, natura e memoria, Trento, 2016. Il prof. Pasetti Medin ci ha presentato un argomento insolito e curioso, un materiale poco studiato e anche poco considerato nell’ambito delle arti decorative: le decorazioni con carte da parati. La comparsa di questo tipo di decorzione è relativamente recente, anche la definizione non è particolarmente univoca nelle varie linhue: Wandtapete in tedesco, “carte di tappezzeria all’uso di Francia” da noi in Italia. Alla comparsa, nel 5, 6cento, ebbero una iniziale fortuna nell’Inghilterra, ma raggiunsero un indiscusso primato in Francia nel 700 e furono esportate in tutto il mondo. La diffusione fu rapida, favorita anche dai costi relativamente bassi , però, la accentuata caducità del materiale e la facile deperibilità ha fatto sì che taluni allestimenti in palazzi storici “maggiori” siano andati totalmente perduti. Con ricostruzioni documentali di allestimenti in palazzi storici “minori” e con attente comparazioni si è riusciti ad avere un quadro sufficientemente definito delle produzioni, delle tecniche e delle decorazioni dominanti e affermatisi nei secoli, dalla comparsa della tecnica fino ai giorni nostri. Le proiezioni di raffinate composizioni e adattamenti, ricavati prevalemtemente dal castello Thun (val di Non)del Trentino e da alcuni edifici della Val di Sole hanno contestualizzato e esplicato la dotta esposizione. Manifatture dedicate a tali produzioni esistevano ed esistono anche fuori dalla Francia, ma è opinione diffusa che le produzioni più ricercate venissero di lì e quelle meno pregiate venissero prodotte in loco. Le esportazioni erano davvero orientate a tutto il mondo, anche la Casa Bianca era ed è decorata con tali apparati. In taluni palazzi si possono intravvedere più strati sovrapposti di carte, e, ancora adesso, nella lingua tedesca, il cambiare, rinfrescare la casa di abitazione, viene definito “tapeten wechseln”. Ringrazio tanto il prof. Alessandro Pasetti Medin per la bella rappresentazione.
Il Presidente
Edizione n. 95
Giovedì 5 Aprile 2023
I Soci prof.Pippo Sapienza e prof. ssa Luigia Businarolo hanno dialogato con l’autrice prof. ssa Mauela Faccon. Padovana di nascita, estense di adozione, insegnante nel locale liceo di lingua e letteratura spagnola, virtuosa del flamenco e autrice di Vicolo Sant’Andrea 9. Il dialogo/presentazione è andato nel merito del romanzo accennando alle pietri d’inciamo di Padova e di Este e all’analogia fra il vissuto dei personaggi parzialmente di fantasia del libro e le storie reali e tragiche delle persone in quel 1943. Fonti di documentazione sono gli archivi e i contributi delle opere di Baratella e Selmin, ed è importante la lettura, in chiusura del libro, che indica il percorso e la genesi dell’opera. Inciampando nelle pietre ci si imbatte nelle persone e nella tragedia collettiva delle loro vite negate. Apprendendo particolari ricavati dalle cartelle cliniche del manicomio, ci si imbatte in storie volutamente e scientificamente nascoste e coperte fatte di pregiudizio e prevaricazione. Sentendo parlare di emancipazione e riscatti si pensa al percorso personale e collettivo nella società che ci ritroviamo oggi. Nella narrazione, romanzata e di fantasia ma solo in parte, circostanze e ruoli sono ben reali, come sono reali le tragedie vissute. Alcune pietre miliari presenti fra le pagine del libro e indicate dagli intervistatori, illustrano e propongonoun percorso di maturazione della coscienza. Le descrizioni dei luoghi del romanzo sono reali e necessitano di una attenta rilettura: si riscopre una Padova di 80 anni fa diversa dalla attuale, e forniscono il materiale per interessanti visite guidate ai luoghi. Persone e personaggi sono delineati con psicologia fine, anche nell’impenetrabilità dei caratteri in taluni di essi. Filo conduttore: una promessa, mantenuta con ostinazione contro il furioso vento avverso degli eventi e che fa di una persona con le proprie fragilità un’eroina non gloriosa, ma consapevole e consapevolizzata dalla lettura e dall’esperienza. Oppure: il percorso di un secolo della società in cui viviamo. Oppure: un leggere ti rende libero che fa da contraltare al sinistro arbeit macht frei. Oppure i moltri alltri che il lettore proverà nelle pagine di quest’opera prima e che sarà seguita da altre.
Grazie per l’attenzione.
Il Presidente
Edizione n. 94
Giovedì 30 Marzo 2023
Insieme con Rorary Club Este, incontro con l’autore Antonio Caprarica per la presentazione dei due ultimi libri pubblicati di recente:
Dopo i saluti del sindaco di Este, del presidente del Gabinetto di Lettura, della presidente del Rotary Club Este (Lucia Bonato), la dott.ssa Claudia Vigato ha interloquito con il dott. Autonio Caprarica sull’argomento delle due pubblicazioni trattate, o meglio, sulle persone e l’ambiente del quale trattano, con ampi approfondimenti non solo sulle usanze di corte (marginali), ma soprattutto sulla storia della Famiglia Reale e della Gran Bretagna con il suo singolare ordinamento sociale. Circostanziate considerazioni sociologiche hanno permesso ai presenti, anche se non strettamente interessati o coinvolti dalle vicende della Royal Family come me che scrivo in questo momento, di comprendere l’importanza simbolica e fonte di identità e coesione nazionale rappresentata dalla famiglia reale (es. contrasto di vedute con Margaret Thatcher e costi sociali della sua politica). I complessi meccanismi psicologici di massa sono stati esaminati dall’autore intervistato, differenziando la realtà londinese dal resto del Regno Unito, e sviluppati in relazione alla recente, nefasta brexit, come anche in relazione alla recente e peggiore guerra russo ucraina. Richiami storici alla seconda guerra mondiale con il contrasto alla Germania di Hitler e il contrasto a Napoleone e alla Francia sono stati relazionati con l’orgoglio nazionale e con la Royal Family, non trascurando le ricadute sull’articolata etnia nazionale attuale, sviluppatasi negli ultimi decenni e in perenne aggiornamento. Autunno demografico non presente in Gran Bretagna e i fatti sopraddetti ne fanno un modello sociale degno di considerazione e non da sottovalutare, unitamente alla funzione “legante” della Famiglia Reale. Lucidità di pensiero e analisi e i molti episodi e aneddoti frivoli, galanti e talvolta stravaganti riportati a proposito hanno resa unica la serata. Non mi rimane che augurare buona lettura ai molti ( me compreso) che sono rincasati con le numerose copie dei libri acquistati e firmati cordialmente dall’Autore.
Grazie per l’attenzione. Grazie all’autore e a quanti hanno organizzato, coordinato e collaborato alla riuscita della serata.
Il Presidente
Edizione n. 93
Mercoledì 22 Marzo 2023
Ore 18,00
Pomeriggio dedicato all’imprenditorialità femminile locale. Quattro imprenditrici operanti nel settore metalmeccanico, nei servizi educativi e nell’agroalimentare hanno illustrato il percorso personale e aziendale che ha portato ad una affermazione della propria azienda o servizio nel tessuto economico locale, le difficoltà incontrate e gli obiettivi a breve e medio temine. L’incontro particolarmente dedicato all’aspetto produttivo di beni e servizi nel nostro territorio ha avuto anche la partecipazione dei dott. Alberto Bernardoni e Marco Bettio, funzionari di Banca Patavina che, dopo il saluto ai convenuti, hanno illustrato alcuni fra gli strumenti disponibili, anche molto innovativi e potenti, atti a mettere in relazione le imprese con le possibilità di finanziamento sempre più specifiche e articolate. Le imprenditrici Alessia Alfonso, Elisa Dilavanzo, Erica Cucco e Elena Littamè hanno fornito un quadro dettagliato della situazione imprenditoriale italiana, veneta, e locale, illustrando anche difficoltà personali affrontate e superate. Non sono mancati esempi ed esperienze che hanno testimoniato la grande competenza professionale delle relatrici e una visione innovativa del futuro e della funzione dell’azienda, proponendo un ancoraggio alla storia e una grande aperta alle innovazioni. Le relatrici sono coinvolte personalmente nello sviluppo sociale locale e globale con la adesione alla sezione “Este e città murate” di Soroptimist. Il Gabinetto di Lettura a 176 anni dalla fondazione è particolarmente vivace culturalmente (biblioteca, Terra d’Este) e ritengo abbia le potenzialità per farsi volano di sviluppo economico nella comunità e quest’edizione di Caffè Greco mi ha confermato in questa convinzione.
Grazie per l’attenzione.
Il Presidente
Edizione n. 92
Mercoledì 15 Marzo 2023
Ore 18,00
EVOLUZIONE DEL PALAZZO BALBI VALIER DI ESTE DALLE REMOTE ORIGINI AD ORA. A CURA DI CARLO RHO’.
Edizione n. 91
Edizione n. 90
Il Gabinetto di Lettura in Este incontra con la cittadinanza il cast di LISISTRATA. Organizzato con Arteven (https://www.arteven.it).Un gioco articolato di domande e risposte fra la prof.ssa Luigia Businarolo e Amanda Sandrelli ha caratterizzato l’incontro odierno, incentrato sullo spettacolo vespertino Lisistrata, commedia di Aristofane, rappresentata per la prima volta nel 411 avanti Crisco ad Atene, appartenente alla fase “utopistica” della produzione dell’autore. Liberia, Kenia, Colombia, sono zone del pianeta dove ultimamente si sono verificate forme di protesta simili, o riconducibili a questo classico modello, rappresentato da 2500 anni a teatro, la cui attualità pertanto è fuori discussione in quanto confermata dai fatti di cronaca. La commedia originale per poter essere gradita necessita di imprescindibili conoscenze storiche e letterarie classiche che la renderebbero fruibile per una platea troppo ristretta, per questo motivo, quella in scena stasera è una versione sostanzialmente riscritta da Ugo Chiti, che in maniera geniale ne ha curato la versione odierna, mantenendo una singolare aderenza all’originale e proponendone un testo “profondo” ma attuale. I meccanismi e gli artifizi che fanno scattare la risata sono gli stessi dalla notte dei tempi, ma le allusioni a episodi e personaggi dell’epoca sarebbero non comprensibili oggi a distanza di 2500 anni.
Dobbiamo dire che Lisistrata è particolarmente attuale, come ahinoi sono attuali le numerose guerre presenti. Lisistrata, come il teatro in genere, pone delle domande più che fornire facili risposte. Propone differenti piani di visione non trascurando il rapposto fra maschilismo e femminile. E’ una visionaria, convinta, tenace e riesce nei suoi propositi. Nella versione proposta vi sono due coppie di anziani che prendono il posto dei cori originali e che testimoniano la genialità della riscrittura con l’adattamento ai nostri tempi, mantenendosi aderente al messaggio di Aristofane. Ugo Chiti usa la lingua toscana, nobilitandone il vernacolare, non tradendo la destinazione popolare dell’originale, si avvale di suggestioni visive e, nel rappresentare il maschilismo si rifà in maniera subliminale allo stereotipo della dittatura fascista, facendo tuttavia una lavoro poetico. Amanda Sandrelli ci dice che oggi viviamo immersi in un pensiero debole, il politicamente corretto domina l’agire e il pensare, ma l’arte deve essere trasgressione , deve essere scorretta e provocatoria, e Atistofane lo era!
Sono sorte numerose domande fra il pubblico: se sia utopistico pensare a un maggiore coinvolgimento femminile nella gestione del potere; se il ricatto, l’imposizione della volontà di Lisistrata non sia un metodo tipicamente maschile di agire; se sia presente nel testo la debolezza e la perdita del ruolo del maschio e molte altre. A tutte è stata data una risposta, anche se non una soluzione al problema.
Amanda si è intrattenua con tutti noi a lungo, ha voluto sapere di Este e del Gabinetto di Lettura fino a quando non è dovuta andare per prepararsi per lo spettacolo.
Un sentito Grazie ad Amanda Sandrelli e Luigia Businarolo da parte di tutti noi.
Grazie per l’attenzione.
Il Presidente
Edizione n. 89
Edizione n. 88
Este, 18-02-2023
INCONTRO CON IL PROF. PIERO LUXARDO FRANCHI
Conosciamo Piero Luxardo per averci presentato la propria azienda nel 2022. Oggi però, su invito di Margherita Sartori Borotto, che lo presenta, lo conosciamo anche come professore di letteratura italiana. Ha insegnato nelle università di Ferrara e Padova. Profondo conoscitore di Italo Svevo, che incrociò la sua famiglia essendo stato Italo Svevo allievo di scherma del bisnonno di Piero. Quello che cerco di esporre sarà un mio goffo tentativo di illustrare parzialmente quanto elegantemente proposto dal prof. Piero Luxardo.
Nella Trieste asburgica (divenne italiana solo dopo la prima guerra mondiale) Aron Hector Schmitz, successivamente italianizzato come Italo Svevo, nacque e si formò in una famiglia ebrea, la lingua italiana la apprese non come lingua madre, italiano lo divenne relativamente tardi, di questo si deve tenere conto nel valutare la sua prosa.
Visse una vita costellata di delusioni, pervasa di aspirazioni letterarie frustrate, di scelte di vita strategiche dettate dalle contingenze e non dalle intime aspirazioni. Attualmente noi lo citiamo e ricordiamo per la produzione letteraria, ma solo nella parte terminale della sua vita ottenne un qualche riconoscimento di critica e di pubblico.
Fu un letterato atipico, da giovane impiegato contabile di banca, collaborava con l’ “indipendente” prevalentemente con commenti di letteratura dopo il fallimento dell’impresa di famiglia. Era tuttavia un autodidatta con scarse conoscenze specifiche, scrive anche male l’italiano, e questa caratteristica lo accompagna in tutta la sua produzione.
Pubblica a proprie spese il romanzo “una vita” nel 1892 non conoscendo il fatto che Mauntpassant aveva dato alle stampe poco prima un romanzo simile, comunque il romanzo non circola. E’ del 1898 il “Senilità” che una certa popolarità la ottiene, sempre in ambito locale tuttavia, è pervaso di stanchezza e rinuncia all’illusione della vita. Contiene delle chiare allusioni a personaggi dell’ambiente triestino e se ne coglie più l’aspetto del pettegolezzo che un vero valore letterario. Italo svevo, dopo questa disillusione va incontro ad uno scacco letterario ed esistenziale e abbandona ogni sogno di gloria letteraria, smette di scrivere e pubblicare, componendo solo scritti privati e clandestini: un incapace opaco modesto impiegatuccio, che si consolava con qualche amore mercenario.
Si fidanza con una Veneziani, figlia di un importante imprenditore di Trieste che operava nelle vernici antivegetative con cui si impregnavano gli scafi delle imbarcazioni. I due si sposano, inizia il suo lavoro nell’azienda di famiglia, diretta dalla suocera.
Diviene un dirigente d’azienda dunque e l’azienda si espande, apre una filiale a Marsiglia, e in Inghilterra dove Svevo ottiene degli inaspettati successi imprenditoriali, guadagnando all’azienda la commessa della marina britannica. Approfondisce la propria conoscenza della lingua inglese assumendo James Joice come maestro . Joice viene a sapere degli scritti di Svevo e giudica buono il “Senilità”. Questa considerazione del maestro lo rianima moralmente ma, al precipitare dell’Europa nella prima guerra mondiale, tutta la famiglia fugge da Trieste lasciandolo solo a custodire la villa e lo stabilimento ormai chiuso. Lì e in quegli anni scrive “la coscienza di Zeno” che viene stampato nel ’23.
La “coscienza” viene ispirata dalla nuova scienza della psicoanalisi di cui Svevo era a conoscenza per le cure psichiatriche del cognato Bruno Veneziani, e di cui Svevo vedeva i grossi limiti. Conosceva Freud il suo ambasciatore italiano Weiss.
Il libro procede per capitoli come una sorta di diario, immagina sia pubblicato dal medico che riferisce i deliri del paziente il quale fra l’altro sostiene che la psicoanalisi sia inutile, una colossale truffa. Nell’opera, l’analista, con scarse remore deontologiche, decide di pubblicare i deliri del paziente per screditarlo.
E’ un romanzo rivoluzionario, strutturato in vari capitoli, affronta ad esempio il vizio del fumo, la morte del padre, la psicoanalisi… celebrando la strepitosa vittoria e rivincita dei falliti e degli inetti. Una serie di quadri dove il paradossale fallimento si ribalta in una vittoria.
Il misconosciuto letterato Svevo ottiene uno straordinario successo e ha come sostenitore Joice che gli fa un’autentica campagna pubblicitaria nei circoli letterari, dapprima in Francia e Inghilterra e successivamente anche in Italia, ma , nella sua patria, Trieste, la fama giunge ancora più tardi e un po’ annacquata, (il nostro relatore ricorda che la nonna descriveva Italo Svevo come non molto intelligente). Comunque stiano le cose, dal 1925 al 1928 il nostro Svevo si gode la propria fortuna, agguantata dopo una vita di delusioni e bocciature e pubblica anche altri scritti.
Una accurata analisi degli scritti di Svevo viene elegantemente proposta da Piero Luxardo, e alla domanda se vi siano analogie con Verga, risponde “no”. I personaggi di Verga sono vinti dalle avversità, mentre quelli di Svevo sono inetti, eroi dell’inadeguatezza di loro, in questo è la straordinarietà dei personaggi la unicità dell’autore. Alla domanda se, a distanza di 100 anni possa dire qualcosa a noi oggi, risponde che non necessariamente i romanzi debbono essere attuali o dire in eterno qualcosa, tuttavia l’ironia e l’autoironia che stanno alla base del sovvertimento da disfatta a trionfo, sì, possono essere attuali.
Grazie per l’attenzione.
Edizione n. 87
Este, 08-02-2023
La dott.ssa ELENA RIZZO, biologa, ricercatrice autonoma, free lance, già nota ai frequentatori del Caffè ci ha presentato biologia e immagini straordinarie di specie in vie di estinzione del nostro territorio. Stiamo camminando verso una sterminata periferia della vita fatta di inurbamento in città disumane e di campagne ridotte a immensi deserti verdi. Ricordiamo e rimpiangiamo nostalgicamente lucciole e gracidare di rane, ma o inconsapevolmente, o per manipolazione contribuiamo alla loro cancellazione irreversibile dal pianeta. Ogni ora che passa perdiamo una specie che non viene rimpiazzata.
Elena ci racconta però anche una favola contemporanea a lieto fine anche se di incerta morale.
La presentazione di un documentario filmato e montato da Elena, di straordinaria bellezza, e che probabilmente sarà proiettato nelle scuole del comprensorio, ci illustra la biologia del rospo comune, un tempo comune dalle nostra parti. La sua metamorfosi da uovo ad adulto, le sue migrazioni dai quartieri di residenza ai luoghi di riproduzione, le sue stragi patite nell’attraversamento delle strade, dei tentativi di volontari di limitarle.
La favola incomincia con l’intuizione di Elena che un sistema di microinvasi potrebbe essere utile allo scopo di preservare e favorire la specie, anche se probabilmente non sarebbe la soluzione. Da biologa autonoma free lance decide di farsi uno stagnetto di metri 3 per 4 e profondo mezzo metro. Semplice ed economico. Favorirebbe rospi, rane, forse altre specie. Chiede il permesso all’ Ente Parco Colli , per la sua realizzazione, convinta che le daranno la medaglia in quanto, in giardino, invece dell’aiola con fiori esotici ci metterà lo stagnetto con le piante autoctone con la certezza che ne trarranno giovamento anche la fauna autoctona, il rospo appunto. Invece no! Viene bocciato lo specchio d’acqua. Tenacemente convinta della bontà del progetto, pervicacemente attiva, coinvolge e recluta altri biologi, giuristi e professionisti della comunicazione, attingendo alla propria mailing list e dopo innumerevoli pareri e documentazioni ottiene che l’Ente faccia marcia indietro e approvi non solo tre iniziali microinvasi ma faccia proprio il programma con la realizzazione, nei terreni demaniali all’interno del parco, di una rete di microinvasi.
In un ulteriore filmato contenente molti fermi di immagine Elena dà voce alle specie che non ce l’hanno. Passano davanti ai nostri occhi esemplari bellissimi colti con ricchezza di particolari e in ambienti di loro appartenenza che sistematicamente vengono loro espropriati. L’impoverimento biologico corrisponde anche ad un impoverimento culturale, morale e antropologico nostro, e con costi anche economici non calcolati. Per quanti me l’anno richiesto riporto i titoli dei libri dei quali ho consigliato la lettura: 1) David Quammen , Spillover L’evoluzione delle pandemie , Adelphi editore 2) Alla Ricerca del Predatore Alfa. Il mangiatore di uomini nelle giungle della storia e della mente, sempre di David Quammen.
Ringrazio tanto la dott.ssa ELENA RIZZO per la straordinaria presentazione, competenza e tenacia. Auguro a Lei che non abbia a stancarsi e che continui le Sue ricerche mentre auguro a tutti noi che riusciamo a comprendere il suo messaggio e modifichiamo le nostre abitudini, quelle più dannose almeno. Spero e speriamo di riaverla ancora con noi.
Il Presidente
Edizione n. 86
Este, 02-02-2023
Nella sala delle feste, oggi , Veneta Mineraria (V.M.) , nostra socia, ha presentato se stessa e la propria attività aiutando così il Gabinetto di Lettura nel presentare le eccellenze del territorio.
Dopo l’eccellenza sociale dell’incontro precedente (Istituto Salesiano Manfredini), presentiamo oggi un’eccellenza industriale e imprenditoriale, non scollegata nei suoi principi fondativi dalla precedente. Sì, parliamo di una realtà industriale che opera secondo un codice etico stretto che ha molte implicazioni: economia circolare, zero rifiuti, utilizzo di risorse rinnovabili al massimo possibile, sperimentazioni corrette senza impiego di animali, rifiuto di compromessi con culture differenti (non utilizzo di lavoro minorile, esteso anche alla lunga catena della filiera). La copertura di tutti i continenti del globo come campo di azione impone delle scelte di questo tipo e Veneta Mineraria ha intrapreso la strada difficile ma di maggiore lungimiranza già da anni. Un apposito settore di Veneta Mineraria si occupa di questi particolari aspetti, adeguando i processi, richiedendo certificazioni agli enti certificatori o rifiutandole, quindi rifiutando anche importanti commesse, se gli enti certificatori stessi hanno normative opache.
L’attività del’ impresa è la produzione di materie prime di alta qualità e purezza di origine minerale e ha come clienti industrie in tutto il pianeta. Estrazione da miniera, selezione in loco del prodotto, stoccaggio primario, trasporto, stoccaggio secondario, lavorazione, collocazione del prodotto nel mercato sono solo alcuni aspetti dell’attività di logistica, che , deve adattare le esigenze produttive a situazioni contingenti, come guerre e catastrofi naturali e politiche (embarghi totali o parziali) . Anche i flussi di denaro (pagamenti ai fornitori) risentono degli stessi fattori.
Non abbiamo imparato formule chimiche, ma abbiamo visto una carrellata di oggetti di uso comune che utilizzano materiali V.M.: ceramica, vetro contenitore , flaconi e fiale per farmaci , piastrelle, polimeri, acciaio, vernici, smalti, pigmenti, cosmetici, frutta e verdura (film minerali inerti proteggono da parassiti con una barriera meccanica non tossica per ambiente e uomo), freni auto, gomme e plastiche, vetri protettivi UV , abrasivi ( o meglio, gli eccipienti degli abrasivi). Altri impieghi sono più occulti, come i materiali per rigenerare il piombo delle batterie (in questo settore Veneta Mineraria non ha competitori).
Ogni anno 40 mila tonnellate di materiali pregiati arrivano e lasciano Este, senza scarti nocivi, con destinazioni verso 57 paesi del mondo (dati del 2022) e interessano 22 macromercati globali.
Il mercato si amplia continuamente, una sezione dell’azienda infatti intercetta le necessità del cliente o possibile cliente, spesso con trasferte impegnative, fornendo soluzioni che vengono trovate o all’interno di V.M., attingendo ad altri settori con soluzioni analoghe già in atto, o al proprio laboratorio, molto bene attrezzato, oppure ad istituti di ricerca universitari o del cnr con i quali collabora.
L’attività mineraria propria di V M., è da tempo certificata “sostenibile”. Il personale che opera in azienda è periodicamente aggiornato sia sui cicli produttivi che sulle norme in vigore in una apposita accademia interna dove vengono preparati anche gli allievi dell’alternanza scuola lavoro.
V.M. è in prima linea nel territorio estense a sostegno delle associazioni di volontariato, propone iniziative benefiche, autonome o in collaborazione, sostiene l’iniziativa «mammografia ed ecografia gratuita» per la lotta contro al tumore alla mammella, è sponsor di vari eventi culturali della città di Este: Este in fiore, festa dello sport, carnevale, meeting europeo e rassegna di Natale; è sponsor della associazione culturale Fantalica, delle iniziative di Alidarte, del Montagnana Wine Festival, ha fornito un Kit LIM per la scuola primaria A. Manzoni di Baone ha contribuito all’Atelier creativo per l’Istituto G. Pascoli di Este, sostiene la scuola dell’Infanzia Santa Maria delle Grazie con la marcetta di fine anno, il Club Ignoranti Este, il circolo filatelico e la fondazione Scauteste, ha fornito divise, barelle, defibrillatori e un nuovo mezzo per la S.o.g.it di Este, ha fornito sostegno all’ospedale di Schiavonia e al RSA Santa Tecla insieme alla associazione industriali contribuendo all’acquisto di ventilatori polmonari e altri presidi. Stefano Bellamio ( amministratore), l’ing. Roberta Finco ( responsabile settore qualità, ambiente e sicurezza), il dott. Mattia Giacomello (responsabile settore ricerca e sviluppo) e Matteo Bellamio ( assistente tecnico), si sono alternati nell’esposizione, ciascuno per le proprie specifiche competenze e hanno risposto esaurientemente anche alle numerose domande dei convenuti.
A tutti loro va il mio ringraziamento e i complimenti per le scelt eindustriali e sociali consolidate dallo storico e dal presente, e proiettate nel futuro.
Grazie per l’attenzione.
Il Presidente.
Edizione n. 85
Martedì 31 Gennaio 2023ore 18,00
Con Don Paolo Decillia, direttore dell’Istituto Salesiano Manfredini di Este. (Cà Pesaro) E’ vero, siamo scarsamente consapevoli e dovremmo andare più orgogliosi delle eccellenze presenti nel Nostro Teritorio. Nella giornata di oggi, al Caffè Greco, ci ha parlato del Manfredini e non solo, Don Paolo Decillia, il direttore. Ci ha descritto gli inizi di Don Bosco in Piemonte, e il suo modo di forgiare la reatà ostile adeguandola alle sue visioni nella seconda metà dell’ottocento. Vi ho trovato molte analogie con le origini del Patronato Redentore di Este e con la scuola di arti e mestieri Morini Pedrina, di qualche decennio seguente. Ha percorso brevemente la storia dell’ Istituto nei vari decenni, accennando anche alla scuola paritaria, ma si è soffermato molto nell’attività odierna, muovendo la descrizione su diversi fronti. Un fronte sociologico, descrivendo argutamente forme di disagio giovanile con cui quotidianamente si confronta e il modo di individuarlo e cercare di superarlo (osservando il gioco dei ragazzi, ad esempio); sul fronte amministrativo, parlandoci della duttilità dei corsi proposti ai ragazzi e dell’adeguamento rapido alle esigenze del territorio, collaborando nella scelta di programmi scolastici centrati sulle necessità delle aziende produttive del territorio (cosa sostanzialmente impossibile negli istituti statali o maggiormente burocratizzati) favorendo così un immediato inserimento lavorativo degli allievi; su un fronte più strettamente dedicato alla strategia educativa, agli obiettivi dei corsi, su come fornire ai ragazzi strumenti cognitivi, ma anche autostima e consapevolezza sociale e competenze relazionali che possano costituire il fondamento su cui, nel corso della vita, ogni singolo individuo possa costruire la propria specifica realizzazione personale all’interno della società civile.
Non sono mancate considerazioni di macroeconomia e di socialità allargata, all’interno delle quali si trova ognuno di noi. Personalmente sono stato colpito da come la mancanza di natalità della nostra società sia un ostacolo oggettivo a grandi investimenti di risorse umane e finanziarie di lungo respiro anche se di sommo interesse e valore sociale.
Ringrazio tanto Don Paolo Decillia, per essere stato presente al nostro incontro di Caffè Greco, per la sua illuminante chiarezza di idee e di esposizione. Nel congedarlo ( doveva celebrare Messa alle 19,00) ho manifestato anche la possibilità di avere la collaborazione dei suoi ragazzi al Gabinetto di Lettura, ma solo se questo potrà integrare positivamente il progetto educativo. Io ho pensato agli allievi del corso di ristorazione ma anche agli altri.
Spero possa esserci un seguito.
Grazie per l’attenzione
Il Presidente Mario Pasetti
Edizione n. 84
Mercoledì 25 Gennaio ore 18,00 Caffè Greco.
La nostra Socia Margherita Sartori Borotto ci ha proposto e presentato il prof. Giovanni Battista Lanfranchi per illustrarci la Villa Giusti dell’armistizio alla Mandria. Il monumento, la sua storia, e le trattative per l’armistizio del 3 novembre 1918.
La villa attuale è frutto di restauri e rimaneggiamenti che si sono susseguiti nel tempo e ci viene mostrato l’aspetto attuale, ma anche Il disegno in pianta del complesso, come si presentava nel 1740 tratto da un catastico dei Capodilista. In tale disegno viene bene rappresentata la villa con in adiacenza orto e giardino, bene definiti, si nota la presenza di una torre per colombi, probabile imposto rimaneggiamento dalla dominante Venezia di un precedente edificio con destinazione militare.
I carteggi elencati attribuiscono la proprietà del complesso Villa Giusti ad Annibale Capodilista. Canonico della Cattedrale del Duomo di Padova, capo della Famiglia e proprietario del complesso nel 1740, il quale, morendo senza eredi, lascia la proprietà a Giordano Capodilista (nipote) nato nel 1733 che Sposa all’età di 20 anni Drusilla Capodilista (altro ramo) sua coetanea. successivamente la proprietà passa a Beatrice Capodilista nata nel 1763 la quale sposa nel 1783 Leonardo Emo n. 1759. Paolina Drusilla Emo Capodilista Sposa nel 1812 Vettor Daniele Pisani-Zusto. Un elegante acquerello degli anni 20 dell’800 ritrae La famiglia Pisani-Zusto, ramo detto “dal Banco”, fuso per via matrimoniale con il ramo detto “Moretta”: Pietro, Leonardo, Vettor Daniele, Cornelia, Beatrice, Paolina Emo-Capodilista, Laura che sposa Gerolamo Giusti del giardino. La proprietà passera poi alla attuale proprietà Lanfranchi.
Con cagne magre, studïose e conte
Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi
s’avea messi dinanzi da la fronte.
(Dante, inferno, canto 33)
Nel 1918 la villa fu sede delle le trattative per l’armistizio che segnò la fine della prima guerra mondiale, e una serie di foto in parte private e in parte inedite racconta con particolari gli avvenimenti relativi a questo avvenimento e i personaggi coinvolti. I successivi interventi sulla villa hanno risparmiato la sala della firma dell’armistizio nella sua integrità del 1918, per precisa volontà e per dell’enorme tributo di vite umane che rappresenta. E’ visitabile e cercheremo di organizzare una visita con il Gabinetto di Lettura a questo monumento.
Un particolare è emerso durante l’incontro. Ho ricordato di avere io stesso catalogato un manoscritto ottocentesco che descrive, le proprietà Pisani Zusto, con disegni catastali. E’ originale si trova nella nostra Raccolta Estense. Sarà nostra cura copiarlo e farlo pervenire in copia al relatore.
Mai ci è stato proposto un capitolo così focale della storia italiana intrecciato con le storie familiari descritto in gran parte per ricordo personale del relatore.
Un grazie a Giovan Battista Lanfranchi per la bellissima presentazione e a Margherita per avercelo proposto.
Il Presidente.
Edizione n. 83
Mercoledì 18 Gennaio ore 18,00
Caffè Greco
Il Gabinetto di Lettura incontra il teatro Farinelli e la città di Este con LINO GUANCIALE. Organizzato con Arteven (https://www.arteven.it).
La presentazione di Europeana, tratto dal libro di Patrik Ourednik, lo spettacolo teatrale di stasera al Teatro Farinelli, è stata l’occasione per conoscere di persona, fuori dal parcoscenico e dagli schermi televisivi, gli interpreti LINO GUANCIALE del fisarmonicista sloveno MARKO HATL. Conduttori di eccezione i prof Teodoro Custodero e Luigia Businarolo hanno immediatamente condotto la presentazione al nocciolo della questione, la narrazione della storia del novecento e la modalità della narrazione. La lettura del libro, consigliata, fonte dello spettacolo disorienta togliendo proptettive lineari e richiedendo al lettore una applicazione e concentrazione particolari. Analogamente lo spettacolo, giocando su continui e incalzanti rimandi apparentemente non concatenati obbliga ad una attenzione sia l’artista sul palco che gli spettatori, che ricostruiscono un proprio mosaico attingendo alle tessere fornite, fatte di frammenti, richiami alla storia del 900. Impossibile attingere alla memoria, è superiore alle capacità umane il ricorso alla memoria, se non adiuvati da particolari e individuali sedimentazioni depositate nella coscienza. Un lavoro misto di recupero e intuizioni.
La sintonia fra commenti musicali e parola, ove la musica è lo specchio della parola, aiuta la formazione della coscienza della sintesi del 900 proposta. L’utilizzo della fisarmonica, integrata da taluni strumenti solisti proposti in base eletronica, concorre, nel gioco di rimandi, allo sgomento e orientamento. Il rimbalzare degli argomenti fra Luigia, Teodoro, Lino, e Marko (filtrato dall’ottima interprete dall’inglese) ha coinvolto il numeroso pubblico presente. Tutti i partecipanti hann trovato soddisfazione alle proprie domande.
Ringrazio quanti sono intervenuti e quanti si sono adoperati per la felice organizzazione dell’incontro.
Il Presidente .
Edizione n. 82
Giovedi 12 Gennaio ore 18,00
Oggi abbiamo incontrato il gruppo teatrale , ucraino ( quartetto Dekru, composto da Mykyta Cherepakhin, Viktor Chuksin, Nataliia Neshva, Bohdan Svarnyk ), che stasera si esibirà in ANIME LEGGERE.
In maniera troppo riduttiva vengono etichettati come “mimi”, ma sono attori che hanno sviluppato fino al raggiungimento dello stato dell’arte il linguaggio von verbale del corpo, Si sono conosciuti all’accademia di Kiev, e si sono costituiti in quartetto. Hanno messo insieme numerosi pezzi artistici, conditi di attenta analisi e ironica riproposta dei nostri vizi e virtù, in un puzzle che compongono di volta in volta sul palcoscenico, adattando il fluire dello spettacolo e il ritmo della rappresentazione sulle reazioni del pubblico: un muto coinvolgente dialogo collettivo.
Quattro figure vestite di nero e truccate di bianco entrano in una scena vuota e col solo uso del corpo evocano scenari fantasiosi. Sequenze tratte dalla quotidianità, fatta di tic comici e buffe situazioni, ma anche oniriche storie d’amore tra due statue viventi e poetici ritratti della natura.
Anime leggere accompagna lo spettatore in un viaggio pieno di risate nella commedia della vita, tra poesia e satira sociale, con uno sguardo al contempo ironico e garbato. Eredi spirituali di Marcel Marceau, i Dekru sono un pluripremiato quartetto di mimi ucraini il cui virtuosismo fisico ha divertito e commosso spettatori di tutto il mondo, compresi i giurati di Ucraina’s got talent e Tu sí que vales Italia.
Fra i numerosi interventi del pubblico presente, la socia Luigia Businarolo, assessore alla cultura, ci ha documentato l’origine antica dello spettacolo, e la meravigliosa valenza artistica attuale raggiunta dal quartetto.
E’ il primo Caffè Greco del 2023 e l’ottantaduesimo della serie. E’ stato organizzato con Arteven e spero che anche i prossimi siano altrettanto partecipati e arricchenti.
A quanti mi leggono porgo i migliori auguri.
Il Presidente della Società Gabinetto di Lettura in Este .